lunedì 6 ottobre 2008

mappa concettuale


ecco la mappa concettuale del contenuto di questo blog, per aiutarvi ad organizzare le idee.
se volete, potete proporre modifiche e suggerimenti, anche utilizzando la nostra community

mercoledì 1 ottobre 2008

Una “seconda vita”?


Se dopo un po’ di tempo butti la maglietta nell’immondizia, molto probabilmente finirà bruciata in una discarica. Se decidi di metterla in un raccoglitore di abiti usati, verrà donata a persone meno abbienti o, molto probabilmente, verrà riportata in Africa e venduta come vestito usato. Potrebbe comprarla anche il contadino che ha coltivato il cotone: in molti casi infatti nel suo paese non ci sono ditte che filano, tessono e confezionano magliette.


Su questo argomento, vedi la discussione sulla filiera degli abiti usati nel nostro forum.

Il prezzo finale.


A questo punto della storia compari anche tu: sei in un negozio, oppure al centro commerciale, o forse al mercato. Vedi la maglietta e la scegli, scartandone molte altre. Guardi quanto costa e la paghi. Ma a proposito di prezzo, chi decide quanto deve essere pagato il cotone in tutti questi passaggi? Quanto dare al contadino? Quanto al grossista? Quanto all’esportatore? Il prezzo viene deciso da persone che lavorano molto, molto lontano dai luoghi della produzione, a Liverpool, dove risiede la Liverpool Cotton Association che pormulga il regolamento internazionale del mercato del cotone e che ogni giorno calcola l’indice Cotlook A, ovvero il prezzo del cotone sul mercato.

Le fasi della lavorazione: il TRASPORTO


Alcune t-shirt sono vendute nel paese di produzione, ma la maggior parte viene esportata nelle zone più ricche della terra, per esempio in Italia. Il lunghissimo viaggio del cotone è quasi terminato.

Le fasi della lavorazione: il CONFEZIONAMENTO


Le stoffe di grandi dimensioni vengono tagliate secondo i modelli degli abiti. I pezzi vengono cuciti realizzando capi finiti. Dove il lavoro è meccanizzato ci sono grandi capannoni pieni di persone, soprattutto donne. E’ un lavoro ripetitivo e di precisione. Si lavora per ore e ore seduti, chini sul tavolo di lavoro. Avviene poi il lavoro di decorazione, come per esempio le stampe di immagini o frasi sulle magliette. Questa fase produttiva è fortemente concentrata nel sud est asiatico perché lì la manodopera costa poco.

Le fasi della lavorazione: la TESSITURA



Si passa quindi alla tessitura: trama ed ordito si intrecciano per formare tessuti di ogni tipo. Anche in questo caso il lavoro può essere artigianale, con telai tradizionali, oppure meccanizzato.

Le fasi della lavorazione: la FILATURA






Le fibre di cotone vengono unite e trasformate i veri e propri fili. Nella fase della filatura si producono grandi rotoli di fili di cotone. La filatura può essere manuale (vd. foto) o meccanizzata.



Le fasi della lavorazione: la PRESSATURA

La fibra di cotone sgranata viene immessa in una pressa meccanica, dalla quale fuoriescono balle compresse che pesano fino a 2 quintali e che vengono trasportate agli impianti di filatura.

Le fasi della lavorazione: la SGRANATURA


Il cotone passa alla sgranatura, dove le fibre vengono separate dai semi che sono invischiati al loro centro. Sgranatrici meccaniche munite di tamburi rotanti fanno passare il materiale sotto l’azione di coltelli o seghe. La lunghezza delle fibre varia da 1 a 5-6 centimetri. più le fibre di cotone sono lunghe, più sono pregiate. Da una tonnellata di cotone-seme si estraggono in media 400 chili di fibre e 540 chili di semi. I semi vengono triturati e non sono utilizzati nell’industria tessile ma bensì in quella alimentare (olio, mangime per bestiame) o cosmetica. La fibra di cotone viene portata alla pressatrice.

Le fasi della lavorazione: l’IMMAGAZZINAMENTO


Enormi quantità di cotone vengono portati dai contadini nei magazzini del grossista o della ditta a cui li vendono. L’acquirente giudica la qualità del cotone e paga i contadini, trattenendo i soldi del concime e dei pesticidi che molto spesso proprio lui gli ha ceduto precedentemente. I contadini che usano semi Ogm devono pagare anche questi, perché non possono trattenere una parte dei semi per l’anno successivo.

Le fasi della lavorazione: la RACCOLTA



Circa due mesi dopo la fioritura, le capsule si aprono e lasciano apparire una fitta lanugine bianca. All’interno della lanugine vi sono molti semi.
Quando il clima lo permette, da agosto a dicembre, avviene la raccolta delle capsule. Quasi in tutto il mondo la raccolta viene eseguita manualmente da braccianti, spesso bambini. E’ un lavoro molto faticoso e deve essere svolto nel più breve tempo possibile per evitare che il fiocco di cotone esca liberamente e venga trasportato dal vento o danneggiato dalle piogge. Nei paesi produttori più ricchi, come gli Stati Uniti d’America, questo lavoro è svolto con una macchina raccoglitrice

Le fasi della lavorazione: la SEMINA




Il cotone viene seminato in campo aperto in una regione tropicale o subtropicale del mondo come ad esempio in Africa centro occidentale (Mali, Ciad, Burkina Faso), in Cina, in India o in Texas. La crescita dura diverse settimane e in questo periodo i campi vengono irrorati con pesticidi e erbicidi.

…e l’Italia?


Nel nostro Paese la coltivazione del cotone, da sempre scarsamente praticata per ragioni climatiche, è ormai pressoché abbandonata nella stessa Sicilia, la regione che ne era la maggiore produttrice (nella foto: una piantagione di cotone in Sicilia ai primi del Novecento).
In Italia, la lavorazione del cotone costituisce il ramo più importante dell'industria tessile e oltre a soddisfare il mercato interno alimenta una corrente di esportazione di prodotti di qualità e a elevato valore aggiunto.
Ormai non c’è più alcuna relazione fra i paese in cui si producono e il paese in cui si vendono le stoffe che si producono in Italia. Ogni fase produttiva è caratterizzata da un grande interscambio con l’estero.
Ad esempio il 65% dei filati e delle stoffe di cotone prodotte in Italia viene esportato mentre ne viene reimportato un quantitativo ancora maggiore. Un buon 73% dei vestiti di cotone prodotti in Italia non è realizzato con stoffe italiane ma con tele estere.
Inoltre dobbiamo considerare che molti capi d’abbigliamento e vengono direttamente dall’estero. il 50% della maglieria comperata dagli italiani proviene da altri paesi.

In quali Paesi si coltiva il cotone?


Il cotone si produce in 90 paesi. Da un punto di vista sociale il cotone è la fibra più importante perché coinvolge milioni di persone. Soltanto fra gli occupati nell’agricoltura, rappresenta la base economica di 100 milioni di famiglie, ossia mezzo miliardo di individui.
Alla fine degli anni Ottanta del Novecento la Cina si collocava al primo posto nella produzione mondiale della fibra di cotone. In Cina la coltura si è estesa soprattutto nelle aree irrigue centro-meridionali. Il cotone di produzione cinese viene comunque assorbito quasi totalmente dal mercato interno.
Gli Stati Uniti producono ca. il 17% del raccolto mondiale di cotone: nei primi anni del sec. XX ne producevano il 40%. La coltura del cotone si sviluppò grazie al clima favorevole degli Stati del Sud e alla manodopera nera; nonostante le crisi dovute prima alla guerra di Secessione e poi alla peste del cotone (boll weevill), la produzione e la superficie coltivata aumentarono. Il raccolto proviene dal Cotton, la zona cotoniera che si estende ad arco dal golfo del Messico alle Montagne Rocciose e comprende il Texas e la California. In passato prevaleva la monocoltura, mentre successivamente si è teso alla policoltura, alla contrazione della superficie coltivata e all'aumento del rendimento unitario.
L'Unione Sovietica (che prima del suo smembramento possedeva il 15% della produzione mondiale) sviluppava la coltivazione di cotone prevalentemente nella zona asiatica del suo territorio e in particolare nell'Uzbekistan, principale regione cotoniera, nel Turkmenistan, e nell’Azerbaigian con rese unitarie molto elevate (da una superficie coltivata di ca. 3,9 milioni di ettari si ricavavano per ettaro 8,1 quintali di prodotto).
In Asia vi sono altri grandi produttori: l'India (10%), al quarto posto nel mondo, coltiva il cotone soprattutto nelle terre del Deccan nordoccidentale e centrale. Nel Pakistan (8%), quinto produttore mondiale, il cotone costituisce la principale voce fra le esportazioni, data la buona qualità del prodotto, a cui si applicano moderni metodi di coltivazione. A seguire troviamo alcuni paesi africani come il Mali, il Benin, il Burkina Faso, il Ciad che sono in profonda dipendenza dalla coltivazione del cotone. Costretti a dedicarsi a questa coltivazione per imposizione dei vecchi colonizzatori, il cotone rappresenta ancora oggi una delle loro risorse principali.

Qual è il clima adatto per coltivare il cotone?


Il cotone è la più importante pianta tessile al mondo, ed è presente in tutte le aree geografiche. Richiede terreni sciolti e ben lavorati, abbondanti concimazioni organiche e minerali, sole, clima caldo, con piogge frequenti durante lo sviluppo, o eventualmente l'irrigazione, siccità invece nel periodo della maturazione. Si semina generalmente in primavera e giunge a maturità in un periodo di 150-200 giorni. La stagione ideale per un buon raccolto è soleggiata, con almeno 180 giorni senza basse temperature e con precipitazioni abbondanti. Per questo motivo le piantagioni di cotone si trovano nelle regioni tropicali e subtropicali e anche, per quanto limitatamente, in alcune zone temperate.

E’ in costante aumento la produzione mondiale di cotone greggio, di cui quasi 1/4 è fornito dalla Repubblica Popolare Cinese, seguita da Stati Uniti e India e Pakistan. Notevoli anche le produzioni di Pakistan, Brasile, Egitto, Turchia, Messico, Sudan, Iran, Siria, tutti Paesi che basano sul cotone una buona parte delle loro esportazioni.

Il cotone: breve storia



Il termine “cotone” deriva dall’arabo katun, che significa “terra di conquista”. Già presente prima del secondo millennio a.C. in India e in Perù, l'inizio della sua coltivazione risale alla preistoria. Arriva in Europa grazie agli Arabi che lo portano in Sicilia nel IX secolo d.C. Lentamente si diffonde in Europa intorno all’anno 1300, ma rimane un prodotto di nicchia, come la seta: doveva essere importato ed era difficile da tessere. Fino al Settecento il cotone rimane un prodotto di lusso per l’Europa e copre appena il 4% del consumo totale di fibre tessili (mentre oggi copre circa il 50%). La rivoluzione industriale in Inghilterra e la meccanizzazione della filatura fecero del cotone la materia prima che trasformò il mercato mondiale delle fibre tessili.



Il cotone è una pianta che si chiama Gossipyum, appartenente alla famiglia delle Malvacee, originaria del subcontinente indiano e delle regioni tropicali e subtropicali dell'Africa e delle Americhe.
E’ adatta a climi caldi e secchi, con ridotta escursione termica stagionale. Le specie spontanee di cotone producono semi rivestiti solo di peluria rossiccia, mentre quelle coltivate danno fibre filabili.

benvenuti!

Benvenuti.
Questo blog è rivolto agli studenti della scuola media e superiore.
Sono la vostra insegnante di Geografia e ho preparato una serie di post relativi al cotone, e alle varie fasi della sua coltivazione e lavorazione.
Siete invitati a intervenire con i vostri commenti e contributi. Potete inviare le vostre ricerche personali o di gruppo, video, immagini, grafici e tabelle, insomma tutto quello che possa contribuire a conoscere qualcosa di più sull’argomento.
Visitate anche la nostra community: www.viaggiodiunamaglietta.ning.com.
Buon viaggio!

venerdì 26 settembre 2008

Capitolo I: Dal seme alla T-shirt
Parte I ) Che cos' è il cotone?

perchè questo blog?

qui potete vedere un estratto del documentario "la fibra della dignità", edito da CTM altromercato, organizzazione che si occupa di commercio equo e solidale.
il DVD con il film completo è acquistabile presso le botteghe del commercio equo e solidale.

da qui è partita l'idea per questa unità didattica...